La città australiana di Sidney sarà alimentata al 100% da elettricità proveniente da fonti di energia rinnovabili. In particolare, giocheranno un ruolo fondamentale i campi eolici e fotovoltaici nel New South Wales.
L’elettricità alimenterà gli immobili di proprietà privata, librerie, palazzi per uffici e persino il Sidney Opera House, parchi, piscine ed illuminazione pubblica. Flow Power sarà il partner per questa conversione energetica alle rinovabili della città australiana. Il piano di conversione dovrebbe permettere di risparmiare l’emissione di 20.000 t di anidride carbonica in atmosfera, e anche 50.000 dollari australiani l’anno. E’ auspicabile che il nuovo accordo generi numerosi posti di lavoro nel settore green, contribuendo anche a combattere l’impatto post Covid sulla popolazione. Il Sindaco di Sidney, Clover Moore, sente su di sè il peso della crisi climatica e intende anticipare il raggiungimento degli obiettivi per il 2030.
Circa i 3/4 dell’energia elettrica saranno prodotti dall’eolico, mentre il restante 1/4 dal fotovoltaico. Ci saranno principalmente tre generatori: il Bomen Solar Farm a Wagga Wagga, Sapphire Wind Farm vicino a Inverell e il Shoalhaven Solar Farm a Nowra. Di questi, Shoalhaven è un progetto portato avanti insieme da Flow Power e Repower Shoalhaven, una comunità no profit che su base volontaria porta avanti progetti comunitari per l’energia solare. Si prevede la realizzazione di un impianto di circa 3 MW di potenza. La Bomen Solar Farm invece prevede un impianto di 120 MW di potenza. E’ uno dei primi progetti in Australia a utilizzare pannelli che sfruttano l’energia solare su entrambi i lati, ottimizzando la produzione. Il Sapphire Wind Farm sarà invece un parco eolico comprendente 75 turbine, di potenza 270 MW.
Ho partecipato poco fa ad un interessante webinar organizzato da Italian Exhibition Group, organizzatore della Fiera Ecomondo di Rimini, per discutere di opportunità e difficoltà della crescita economica sostenibile europea. Ricordo che la fiera Ecomondo si terrà a Rimini dal 3 al 6 novembre 2020 nel quartiere fieristico di Rimini.
Il Green New Deal è stato al centro del dibattito negli ultimi mesi e oggetto di riflessione a livello globale, non solo nazionale. Lanciato da Ursula von der Leyen per avere un’Europa 2050 carbon neutral, potrà essere portato avanti? Tra gli ospiti intervenuti l’Ing. Prof. Fabio Fava (Università degli Studi di Bologna), l’On. Bonafede, On. Murassut, nonchè Dott. Edo Ronchi (Presidente Fondazione Sviluppo Sostenibile).
Di seguito una sintesi dei contributi.
E’ molto evidente come l‘ambiente si sta riprendendo spazi perduti, dandoci modo di riflettere sullo splendore dell’ambiente non affetto dal contributo antropico. Una sensibilità importante è alla base dell’implementazione dell’innovazione e del New Green Deal, ma occorre fornire informazione qualificata e autorevole per spiegare il New Deal.
Il rischio è di passare dall’emergenza sanitaria a quella climatica. E’ quindi importante pensare ad un Green New Deal che rilanci l’economia green nei nostri Paesi. Si tratta di un piano di azione con linee guida che ci porteranno alla neutralità climatica; tutti i settori della conoscenza umana sono coinvolti e importanti. La neutralità climatica si interfaccia soprattutto con la mobilità e con il patrimonio edilizio datato europeo, due settori in cui è urgente un’azione sostenibile, senza trascurare il settore agro-alimentare. Due provvedimenti legislativi presi sono per ora la Climate law e il Just Transition Fund; in atto anche una strategia industriale europea e un piano per l’economia circolare, da declinare in leggi.
Dovremo convivere per un periodo imprecisato con la necessità di ricostruzione del Paese, mettendo in atto soluzioni efficaci da subito. Un tema importante è anche quello della mobilità pubblica e privata: le persone si sposteranno maggiormente con i mezzi privati; occorrerà introdurre elementi di incentivo del trasporto pubblico e della mobilità sostenibile.
Non bisogna dimenticare il tema dei rifiuti: le mascherine e i rifiuti che provengono da abitazioni di soggetti malati o da strutture sanitarie sono da considerarsi rifiuti indifferenziati, detrrminando un incremento del peso sulle discariche, rendendo più stringente il tema dell’impiantistica sul ciclo dei rifiuti. Urge inoltre una generale semplificazione delle attività green, tra cui il riciclo dei rifiuti. Parlando di riciclaggio dei rifiuti, questi hanno difficoltà a trovare sbocchi di mercato: va rivitalizzata la filiera del riciclo. Forse occorre introdurre a livello produttivo quote obbligatorie di materiali che provengono dal riciclo dei rifiuti...
Sul tema dell’energia, si va verso una transizione energetica da potenziare; si richiederà un aumento di installazione di colonnine per l’energia elettrica e ci sarà una commissione di analisi di impianti per le energie rinnovabili (solare fotovoltaico, eolico, ecc.) per accelerare il raggiungimento della neutralità climatica. Sul tema della riqualificazione energetica degli edifici, uscirà a breve un decreto per incentivare gli interventi di questo tipo, prevedendo un superbonus del 110%. Ha senso soprattutto se utilizzato su interventi di carattere green e se ha anche un‘evidenza sociale e viene utilizzato nei luoghi di maggiore sofferenza. Per le città bisogna puntare soprattutto al riutilizzo del suolo esistente, alla riqualificazione energetica degli isolati e di porzioni di città.
E’ stato sottoscritto da poco tempo un manifesto da parte di più di cento imprese italiane per puntare verso un Green New Deal anche nella realtà industriale; è importante che si faccia sentire questa voce.
Uno studio di economisti di fama mondiale, pubblicato il 5 maggio, fa presente che in 300 provvedimenti presi dai governo del G20 durante la pandemia (comprendendo anche i paesi europei sostenitori del New Deal) sono state mobilitate molte risorse pubbliche, pari a 7,3 miliardi di dollari in aprile, ma: il 4% sono green, il 4% sono brown, il 92% sono colourless.Ciò significa rifinanziare lo scenario “business as usual”. Ovviamente questo rischia di provocare una precipitazione della crisi climatica. Quale peso economico hanno dunque le scelte green fatte rispetto al totale delle scelte effettuate? Non va bene conservare lo status quo. Importante anche la qualità trasversale di tutto il pacchetto di misure prese.
Il processo di adozione del Green Deal è stato rallentato a causa della pandemia. Ma bisogna puntare ad una ricostruzione, puntando alla chiarezza su alcune scelte importanti di settore, creando convenienza economica per gli interventi virtuosi di risparmio energetico e riqualificazione da incentivare, o abbassamenti delle imposte per l’utilizzo di soluzione tecnologiche innovative di edificio e di quartiere, puntando alla coesione sociale.