“Non ti auguro un dono qualsiasi, ti auguro soltanto quello che i più non hanno. Ti auguro tempo, per divertirti e per ridere; se lo impiegherai bene potrai ricavarne qualcosa. Ti auguro tempo, per il tuo fare e il tuo pensare, non solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri. Ti auguro tempo, non per affrettarti a correre, ma tempo per essere contento. Ti auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo, ti auguro tempo perché te ne resti: tempo per stupirti e tempo per fidarti e non soltanto per guadarlo sull’orologio. Ti auguro tempo per guardare le stelle e tempo per crescere, per maturare. Ti auguro tempo per sperare nuovamente e per amare. Non ha più senso rimandare. Ti auguro tempo per trovare te stesso, per vivere ogni tuo giorno, ogni tua ora come un dono. Ti auguro tempo anche per perdonare. Ti auguro di avere tempo, tempo per la vita.”
Milano è tornata finalmente ad ospitare l’evento satellite del Salone del Mobile. Il Fuorisalone, quest’anno, ha invaso l’intera città meneghina. Partendo dalla zona Tortona, si notava l’impronta di questa edizione, volta ad accogliere i numerosi visitatori non solo negli spazi espositivi ma anche nelle vie di tutti i giorni.
Al Base Milano, si è svolto il Fuorisalone IKEA, caratterizzato da diverse installazioni, talk e ambientazioni per abitazioni con metrature limitate.
Poco distante si collocava Tortona Rocks, progetto espositivo dedicato alle nuove tendenze e brand più famosi. Dal 2016 è meta imperdibile e che ospita annualmente 150.000 visitatori.
In particolare a colpire è stato il Light Design, con i marchi Preciosa Lighting e Stilnovo. La prima è stata ben caratterizzata da un’installazione compositiva: all’interno di uno spazio caratterizzato dall’oscurità, ad un tratto prendeva vita la luce. Una serie di cilindri di cristallo fissati ad una cornice metallica che potevano essere suonati.
Nel secondo caso si potevano ammirare lampade dalle forme o composizioni molto pop e organiche, capaci di certo di attirare l’attenzione. La musica e i colori usati all’interno dello spazio comunicavano gioia e divertimento, invito al lasciarsi andare così come i prodotti si abbandonavano a forme quasi inverosimili.
Per quanto riguarda i mobili, si sono potuti ammirare i 22 prodotti che hanno ottenuto il marchio di eccellenza Made in Slovenia: a forme minimal si sono opposti prodotti che riproducevano l’irregolarità dei propri territori.
Spostandosi verso la Darsena, non si poteva non notare l’installazione firmata Boeri. In collaborazione con Timberland, uno spazio di alberi, di 50 differenti specie, situato proprio sulle acque. Dall’interno si poteva così ammirare una città avvolta dal verde. E’ stato possibile anche vedere delle scarpe del brand ottenute con materiali di scarto.
Nel Quartiere di Brera l’omonima Accademia, con l’Orto Botanico, ha partecipato all’evento INTERNI Design Re – generation. Qui potevamo trovare il percorso di “Piante per la salute” e l’installazione Feeling the Energy. Di cosa si trattava? 500 metri di tubo, che avvolgeva l’intero percorso dell’Orto, e che offriva differenti interazioni con il tema ricorrente: trasmissione di energia in diverse forme. Materiale utilizzato per il tubo era il rame, che può annoverare tra le sue molte proprietà quella antibatterica ed è anche riciclabile.
In concomitanza con il Fuorisalone si è dato il via alla prima Ocean Week, nata con l’obiettivo di sensibilizzare sull’importanza del mare e delle sue risorse. Presso l’Acquario Civico è stato allestito uno scenario interattivo: Momentum. Utilizzando proiettori per la multivisione il visitatore si trova immerso all’interno di un’ambientazione acquatica inverosimile. Questa esperienza in un ambiente cittadino come la metropoli di Milano aveva evidentemente lo scopo di stimolarci nell’apprezzare le meraviglie naturali, che sempre più rischiamo di perdere. ,
C’è una cosa che non smette mai di darmi soddisfazioni: è l’orto che gelosamente coltivo insieme alla mia famiglia, in collina. Si tratta di un passatempo, ma all’atto pratico è un vero e proprio lavoro. Per avere un orto bisogna necessariamente avere il pollice verde. Bisogna amare ciò che si fa. L’orto è un atto di amore, che consiste nel sacrificare tempo, risorse ed energie per fare crescere piccole vite: pomodori, insalata, zucchine, fagiolini, basilico.
C’è chi pensa che basti poco. Non è così: non basta preparare il terreno e seminare, bisogna anche fare attenzione alla giusta quantità di irrigazione, al sole, all’ombra, al periodo del mese e dell’anno, alla presenza di animali e di piante in competizione. E poi bisogna seguire la crescita dei semini: le piantine hanno bisogno di tanta cura e dedizione per diventare sempre più belle e poi dare frutti a volontà.
E’ bello il messaggio alla base dell’orto: la natura ti ringrazia per il rispetto e le cure che le hai dato fornendo ciò che di meglio ti può dare: ombra e frutti. E appare quasi parlare, accogliente e protettiva.
Al di là del fatto che l’autoproduzione di cibo, inteso come frutta e ortaggi, ha indubbi vantaggi economici e sulla salute ed è anche gratificante… c’è bisogno di diffondere una cultura consapevole dell’importanza della coltivazione e del rispetto della natura, anche nelle future generazioni, nelle scuole, nelle famiglie di ogni età. I bambini devono sapere distinguere un pomodoro da una carota, e devono sapere da dove vengono. Non è scontato, e spesso incontro bimbi che non lo sanno.
L’educazione alla natura e al rispetto degli esseri viventi, anche dell’uomo stesso, passa da qui: dall’amore per ogni singolo filo d’erba, per la lavanda, per le formiche, per le api.
Riscoprire il valore della terra è oggi un atto rivoluzionario: auto-coltivare fragole, pesche e menta non per sopravvivere ma per vivere in abbondanza e riscoprire l’essenzialità. In coerenza con l’Agenda 2030, riscoprendo gli obiettivi “Città e comunità sostenibili” (11), “Sconfiggere la fame” (2), “Lotta contro il cambiamento climatico” (13).
Non ultimo, l’orto, come anche il verde, ha benefici terapeutici e di cura. Può essere utilizzato come attività di recupero in casi di dispersione scolastica e lavorativa, insegnando un mestiere che può dare da vivere e creare felicità.