Cittadini, attività commerciali e imprese, enti territoriali e autorità locali possono unirsi per produrre e condividere la propria energia elettrica da fonti pulite, formando una comunità energetica. Il GSE (Gestore dei Servizi Energetici) ha pubblicato una pagina di approfondimento sul tema, che si sintetizza in questo video.
Questo grazie all’entrata in vigore del decreto-legge 162/19 (articolo 42bis) e dei relativi provvedimenti attuativi, quali la delibera 318/2020/R/eel dell’ARERA e il DM 16 settembre 2020 del MiSE.
Ai fini dell’accesso a tale servizio il GSE ha pubblicato le “Regole tecniche per l’accesso al servizio di valorizzazione e incentivazione dell’energia elettrica condivisa“.
Una Comunità di energia rinnovabile è un soggetto giuridico:
1. che si basa sulla partecipazione aperta e volontaria (a condizione che, per le imprese private, la partecipazione alla comunità di energia rinnovabile non costituisca l’attività commerciale e/o industriale principale) ed è autonomo;
2. i cui azionisti o membri che esercitano potere di controllo sono persone fisiche, piccole e medie imprese (PMI), enti territoriali o autorità locali, ivi incluse, ai sensi dell’art. 31, comma 1 lettera b) del D.Lgs. 199/21, le amministrazioni comunali, gli enti di ricerca e formazione, gli enti religiosi, del terzo settore e di protezione ambientale nonché le amministrazioni locali contenute nell’elenco delle amministrazioni pubbliche divulgato dall’Istituto Nazionale di Statistica (di seguito anche: ISTAT) secondo quanto previsto all’articolo 1, comma 3, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, situati nel territorio degli stessi Comuni in cui sono ubicati gli impianti di produzione detenuti dalla Comunità di energia rinnovabile;
3. il cui obiettivo principale è fornire benefici ambientali, economici o sociali a livello di comunità ai propri azionisti o membri o alle aree locali in cui opera, piuttosto che profitti finanziari.
Fonte: GSE [www.gse.it]
E’ evidente quindi che le comunità energetiche sono un ottimo modo per ridurre la spesa in energia non rinnovabile aumentando l’utilizzo delle rinnovabili… condividendo energia che può essere prodotta da impianti di energia rinnovabile su cui si è investito. Le comunità energetiche non hanno però un intento speculativo, per cui non ci si possono aspettare guadagni enormi. Si ha però la consapevolezza di fare parte di un progetto grande e globale per la tutela dell’ambiente.
Possono fare parte di comunità energetiche non solo impianti fotovoltaici, ma anche altri impianti che producono energia da fonti rinnovabili.
Se sei interessato a scoprirne di più o vorresti aderire a una comunità energetica, inviami una mail a vivattiva@gmail.com.
Foto di torstensimon da Pixabay
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