Architettura, Cambiamento climatico, Design, Economia circolare, Efficienza energetica, Eventi green, Innovazione, Lifestyle, Professione, Rinnovabili, sviluppo sostenibile

Edilizia e sostenibilità: nuove sfide per il futuro

Nel contesto attuale, caratterizzato da una crescente consapevolezza ambientale e dalla necessità di ridurre l’impatto ecologico delle attività umane, il settore delle costruzioni gioca un ruolo cruciale. Tradizionalmente, l’edilizia è stata una delle industrie più impattanti sull’ambiente, contribuendo significativamente al consumo di risorse naturali, alla produzione di rifiuti e alle emissioni di gas serra. Tuttavia, con l’avanzare delle tecnologie e la crescente pressione normativa, stiamo assistendo a una trasformazione verso pratiche più sostenibili.

Materiali innovativi e sostenibili

Uno dei principali cambiamenti riguarda l’uso di materiali da costruzione ecocompatibili. Materiali come il bambù, il legno certificato FSC, il cemento a basse emissioni, e i mattoni riciclati stanno guadagnando popolarità. L’uso di materiali riciclati non solo riduce la domanda di risorse vergini, ma aiuta anche a ridurre i rifiuti destinati alle discariche.

Efficienza energetica e risparmio idrico

Le costruzioni sostenibili mettono un forte accento sull’efficienza energetica e il risparmio idrico. L’adozione di tecnologie come i pannelli solari, l’isolamento termico avanzato e i sistemi di raccolta dell’acqua piovana sono diventati standard per ridurre l’impatto ambientale degli edifici. Inoltre, l’implementazione di sistemi di gestione intelligente dell’energia contribuisce a ottimizzare il consumo energetico, riducendo così le emissioni di anidride carbonica.

Progettazione e pianificazione urbane

La sostenibilità nel settore delle costruzioni non si limita solo ai materiali e alle tecnologie, ma include anche una progettazione urbana attenta. Pianificare città più dense e connesse, con facile accesso ai trasporti pubblici e alle piste ciclabili, riduce la necessità di viaggi in auto, abbattendo le emissioni complessive. Inoltre, integrare spazi verdi e tetti verdi nelle città migliora la qualità dell’aria e offre habitat per la fauna locale.

Certificazioni e normative

Le certificazioni come LEED (Leadership in Energy and Environmental Design) e BREEAM (Building Research Establishment Environmental Assessment Method) stanno diventando sempre più importanti. Queste certificazioni forniscono linee guida per la progettazione e la costruzione di edifici sostenibili, garantendo che le nuove costruzioni rispettino standard ambientali elevati. Anche la semplice certificazione energetica è uno strumento utile che può fornire interessanti spunti di miglioramento degli edifici esistenti.

Verso il futuro

La transizione verso pratiche di costruzione più sostenibili è essenziale per affrontare le sfide ambientali del nostro tempo. Sebbene ci siano ancora ostacoli da superare, come i costi iniziali più elevati e la necessità di innovazione continua, i benefici a lungo termine per il pianeta e la società sono inestimabili. Adottare un approccio olistico alla sostenibilità nel settore delle costruzioni non è solo una scelta responsabile, ma una necessità impellente per garantire un futuro vivibile per le generazioni a venire.

Iscriviti alla mia newsletter!

Architettura, Cambiamento climatico, Design, Efficienza energetica, Innovazione, Lifestyle, Rinnovabili, sviluppo sostenibile

Comunità energetiche: un futuro sostenibile e condiviso

Foto di Bruno da Pixabay

Negli ultimi anni, il concetto di comunità energetiche sta guadagnando sempre più attenzione come soluzione innovativa per affrontare le sfide legate alla sostenibilità energetica e alla transizione ecologica. Ma cosa sono esattamente le comunità energetiche, quali benefici offrono, dove sono già diffuse, e perché potresti considerare di aderire a una di esse?

Cosa sono le comunità energetiche?

Le comunità energetiche sono gruppi di persone, aziende o enti locali che si uniscono per produrre, gestire e consumare energia in modo collaborativo e sostenibile. Queste comunità spesso si basano su fonti di energia rinnovabile, come il solare o l’eolico, e mirano a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, migliorando al contempo l’efficienza energetica e abbassando i costi per i membri.

Benefici delle comunità energetiche

  1. Riduzione dei costi energetici: Partecipare a una comunità energetica può portare a significativi risparmi sulle bollette elettriche, grazie alla produzione locale di energia e alla condivisione dei costi tra i membri.
  2. Sostenibilità ambientale: Utilizzando fonti rinnovabili, le comunità energetiche contribuiscono alla riduzione delle emissioni di CO2, supportando la lotta contro il cambiamento climatico.
  3. Autonomia energetica: Le comunità energetiche permettono di ottenere una maggiore indipendenza dalle grandi compagnie energetiche, riducendo la vulnerabilità alle fluttuazioni dei prezzi dell’energia.
  4. Coesione sociale: La creazione di una comunità energetica può rafforzare i legami sociali all’interno di una comunità locale, promuovendo la cooperazione e la partecipazione attiva dei cittadini.

Dove sono già diffuse?

Le comunità energetiche sono particolarmente diffuse in paesi come la Germania, il Regno Unito e la Danimarca, dove politiche di supporto e incentivi fiscali hanno favorito la loro crescita. Anche in Italia, la tendenza sta crescendo, con diverse iniziative locali che stanno emergendo in città e piccoli comuni, spesso supportate da fondi europei e nazionali. Esistono alcune agevolazioni collegate al PNRR (Piano Nazionale Ripresa e Resilienza), per esempio, per gli abitanti dei piccoli comuni (meno di 5000 abitanti – se sei interessato a saperne di più contattami)

Perché aderire a una comunità energetica?

Aderire a una comunità energetica rappresenta un passo concreto verso un futuro più sostenibile e responsabile. È un’opportunità per contribuire attivamente alla transizione ecologica, partecipando a un progetto che combina benefici economici con quelli ambientali e sociali. Se sei interessato a ridurre la tua impronta ecologica e a sostenere un modello energetico più equo e sostenibile, allora una comunità energetica potrebbe essere la scelta giusta per te. (Nota: l’impronta ecologica è un metodo per calcolare il tuo impatto ambientale, considerando il consumo di suolo – espresso in ettari – dedicato alle tue attività nei vari settori economici. Maggiore è il tuo consumo di risorse e di suolo, maggiore è la tua impronta ecologica, maggiore è il tuo impatto – in negativo – sull’ambiente).

Conclusione

Le comunità energetiche rappresentano una risposta innovativa e concreta ai problemi energetici del nostro tempo. Offrono la possibilità di partecipare a un cambiamento positivo, promuovendo un uso consapevole e condiviso delle risorse energetiche. Valutare l’adesione a una comunità energetica significa non solo risparmiare, ma anche investire nel futuro del nostro pianeta e delle generazioni future.

Iscriviti alla mia newsletter!

Architettura, Arredamento, Design, Economia circolare, Efficienza energetica, Innovazione, Normativa e certificazioni, Professione, Rinnovabili, sviluppo sostenibile

A cosa serve uno studio di fattibilità?

Uno studio di fattibilità serve a inquadrare il tipo di interventi che è possibile effettuare su un immobile esistente da ristrutturare o da efficientare dal punto di vista energetico, ed il relativo costo . Ovviamente non implica l’obbligo di effettuarli, ma permette di valutare in modo oggettivo vantaggi e svantaggi.

Uno studio di fattibilità parte sempre dallo stato di fatto, dal rilievo e da una verifica di conformità dell’edificio oggetto di analisi. La conformità ci dice sostanzialmente se l’immobile costruito è conforme a quanto depositato in Comune e al catasto, ed è un dato indispensabile per poter usufruire delle detrazioni fiscali in modo corretto.

La valutazione degli interventi da realizzare per migliorare un immobile vieneeffettuata considerando anche il costo necessario. In alcuni casi può rendersi necessario un investimento consistente, in altri un investimento minore. E’ comunque sempre opportuno affidarsi a un tecnico, che può redigere anche un computo metrico o un rendering per valutare i preventivi delle imprese, affiancando il committente nella scelta degli affidatari dell’incarico.

In ogni caso è sconsigliato eseguire un “fai da te”: a ognuno il suo lavoro….

Se sei interessato ad uno studio di fattibilità per il tuo immobile, non esitare a contattarmi alla mail vivattiva@gmail.com.

Puoi nel frattempo iscriverti alla newsletter di VIVATTIVA qui:

Architettura, Cambiamento climatico, Design, Efficienza energetica, Formazione, Innovazione, Normativa e certificazioni, Rinnovabili

Direttiva Casa Green: approvata in UE

La Direttiva Casa Green (EPBD), nuova norma comunitaria europea, è stata definitivamente approvata.

Ha lo scopo di ridurre le emissioni di gas serra provenienti dal comparto edilizia-impianti e in particolare richiede di portare il patrimonio edilizio dell’Unione Europea a emissioni zero entro il 2050, eliminando gradualmente le caldaie a combustibili fossili entro il 2040. Entro il 2030 inoltre tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero. Parallelamente, sarà necessario incentivare le fonti di energia rinnovabili collegate agli impianti e la mobilità sostenibile, soprattutto elettrica.

Dalla pubblicazione in GU, gli Stati membri dell’Unione Europea avranno due anni per recepire le disposizioni nella legislazione nazionale.

Per quanto riguarda gli edifici residenziali, si parla di un taglio del consumo di energia del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035. Almeno il 55% della riduzione del consumo medio di energia primaria dovrà essere ottenuto attraverso la ristrutturazione degli edifici con le peggiori prestazioni, con maggiore consumo energetico.

Un ruolo centrale verrà svolto dunque dagli interventi di efficentamento energetico, sia di isolamento opaco e trasparente sia di impiantistica: particolare importanza rivestiranno i sistemi ibridi e le pompe di calore elettriche, collegate a impianti fotovoltaici, dato che le vecchie caldaie a gas non potranno più essere utilizzate.

Iscriviti alla newsletter di VIVATTIVA!

Architettura, Arredamento, Design, Economia circolare, Efficienza energetica, Formazione, Normativa e certificazioni, Professione, Rinnovabili

Cambio di destinazione d’uso da ufficio a residenziale

Per effettuare un cambio di destinazione d’uso da ufficio a residenziale occorre verificare che la normativa urbanistica lo consenta, in quanto si va a modificare il carico urbanistico. Occorre inoltre verificare la presenza dei requisiti igienico-sanitari della destinazione d’uso prescelta in base al regolamento edilizio e d’igiene del Comune dove si trova l’immobile. Per ultima cosa, occorrerà modificare la categoria catastale (che passerà presumibilmente da A/10 a A/3 o A/2). E bisogna controllare anche che il condominio dove si trova l’immobile permetta il cambio di destinazione d’uso (vedi regolamento condominiale). Ogni Comune ha le sue regole. Un cambio di destinazione d’uso potrebbe essere possibile a Lodi ma non a Milano o Roma, o viceversa.

Nel cambio di destinazione d’uso ci saranno in genere alcune spese:

  • oneri di urbanizzazione
  • diritti di segreteria comunali
  • parcella del tecnico incaricato di progetto, DL e pratica edilizia
  • parcella del tecnico incaricato della sicurezza
  • spese per gli eventuali lavori edili

Attenzione. La normativa dice che “È cambio destinazione d’uso urbanisticamente rilevante, ogni forma di utilizzo dell’immobile diversa da quella originaria, con o senza opere, che comporti il passaggio ad una diversa categoria funzionale, come sopra indicate. Se si resta all’interno della stessa categoria, non è un mutamento di tipo rilevante.

Le categorie d’uso sono:

  • residenziale (compreso uso promiscuo – abitazione/studio e abitazione/affittacamere)
  • turistico-ricettiva (alberghi, ostelli, altro)
  • produttiva e direzionale (banche, uffici, studi professionali)
  • commerciale (negozi, bar, ristoranti)
  • agricola (prod. agricola, allevamenti, vivai, ecc.)

In caso di cambio di destinazione d’uso, con o senza opere, occorre presentare come pratica edilizia in Comune un permesso di costruire, a meno che il cambio non avvenga nella stessa categoria (per es. da pub a ristorante). In questo secondo caso, ovvero per cambi di destinazione d’uso all’interno della stessa categoria, si possono inquadrare gli interventi come manutenzione straordinaria, e quindi si può presentare una CILA (Comunicazione di Inizio Attività Asseverata) al posto del permesso di costruire, in virtù del decreto semplificazioni del 2020. In alcuni casi, inoltre, alcuni Comuni richiedono una SCIA alternativa al permesso di costruire invece del permesso di costruire.

La modifica catastale di categoria comporterà una modifica delle tasse pagate (IMU, TASI, TARI).

Come ultimo passaggio, può essere opportuna la presentazione di una SCIA per l’agibilità dell’immobile, in funzione della categoria d’uso prescelta (con impianti conformi alla normativa e relative certificazioni).

Iscriviti alla newsletter di VIVATTIVA!

Architettura, Arredamento, Design, Efficienza energetica, Rinnovabili, Verde

Agevolazioni fiscali per interventi in edilizia nel 2024

Riporto di seguito un elenco delle agevolazioni fiscali di cui si può usufruire per gli interventi in edilizia nel 2024. Si ricorda che per usufruire dei bonus è sempre opportuno presentare prima dell’inizio dei lavori idonea pratica edilizia (salvo alcuni casi particolari).

  • Bonus casa – Detrazioni fiscali IRPEF al 50% su 10 anni – limite massimo di spesa di 96.000 euro per ogni unità immobiliare fino al 31 dicembre 2024. Da gennaio 2025 la detrazione fiscale tornerà al 36%, con limite di 48.000 euro, salvo ulteriori proroghe. Queste detrazioni valgono per interventi di manutenzione straordinaria sulle parti comuni dei condomini e su singole unità immobiliari. Maggiori informazioni cliccando sul sito di ENEA
  • Ecobonus 50%-65% – Detrazioni fiscali IRPEF al 50% o 65% su 10 anni – per interventi di manutenzione straordinaria finalizzati al risparmio energetico. Maggiori informazioni cliccando sul sito di ENEA
  • Superbonus – Nel 2024 scende al 70%, nel 2025 al 65%. Ma solo in alcuni casi previsti dalla normativa, in continua evoluzione.
  • Bonus mobili – Detrazioni fiscali IRPEF al 50% per l’acquisto di arredamento, su un importo massimo di 5000 euro per il 2024
  • Sismabonus – Detrazioni fiscali IRPEF al 50% per case unifamiliari per interventi di messa in sicurezza strutturale degli edifici nelle zone a rischio sismico, con possibilità di passare al 70% se con gli interventi si ottiene il passaggio a una classe di rischio inferiore e all’80% se si arriva con gli interventi a due classi di rischio inferiori. Per i condomini, partendo dal 50% si può arrivare al 75% o alll’85%. Il sismabonus vale anche per gli edifici a rischio produttivo (detrazioni IRES).
  • Bonus verde 36% – Detrazioni IRPEF al 36% per sistemazione di spazi verdi, installazione di impianti di irrigazione, coperture a verde e giardini pensili.
  • Bonus barriere architettoniche – Detrazione IRPEF al 75% per interventi finalizzati all’eliminazione delle barriere architettoniche valida fino al 31 dicembre 2025.

Per maggiori informazioni o per avere consulenza sul progetto della tua casa, scrivimi a vivattiva@gmail.com. Se l’articolo ti è stato utile, puoi condividerlo sui social.

Iscriviti alla newsletter di VIVATTIVA!

Architettura, Design, Efficienza energetica, Rinnovabili

Cosa vuol dire progettazione ecosostenibile?

Il termine “bioarchitettura” prende origine da due parole: “bio” e “architettura”. Il termine “bios” deriva dal greco e significa “che vive”. Un’architettura bio è dunque una costruzione edilizia che si ispira a principi costruttivi legati alla vita, all’organicità, alla natura vivente. La bioarchitettura permette la realizzazione di edifici secondo elementi di bioedilizia, utilizzando materiali di origine naturale, come per esempio il legno, i mattoni, la pietra, che siano anche ecocompatibili, ovvero facilmente biodegradabili o smaltibili nell’ambiente. La bioarchitettura infatti cerca di minimizzare la produzione di rifiuti, privilegiando l’utilizzo di materiali di scarto e di riciclo.

L’architettura “bioclimatica” o “bioecologica” cerca in particolar modo di direzionare il progetto in base al clima, anteponendo l’analisi del sito, dell’ambiente e del clima alla progettazione, per garantire l’ottimizzazione di forma, volumi e risorse materiali ed economiche.

Gli edifici costruiti in bioarchitettura sono edifici a risparmio energetico, ben isolati (la quantità di isolante viene stabilita in base alla zona climatica di riferimento), con una classe energetica alta e una specifica attenzione alla correzione dei ponti termici (ovvero i punti in cui si ha discontinuità tra materiali, e quindi dispersione di energia). Questo è reso possibile anche grazie a impianti alimentati da fonti di energia rinnovabili, per lo più grazie alla presenza di impianti fotovoltaici in copertura, ben orientati secondo l’irraggiamento solare.

La progettazione ecosostenibile è inclusiva e considera le esigenze anche di un’utenza fragile (bambini, anziani, portatori di handicap). Una vera sostenibilità infatti non è solo ambientale ma anche sociale.

Se sei interessato/a a costruire secondo principi di architettura ecosostenibile, non esitare a contattarmi. Puoi inviare una mail a vivattiva@gmail.com. Se poi questo articolo ti è stato utile, puoi ricondividerlo sui social o lasciarmi una recensione a cinque stelle su Google o Facebook.

Iscriviti alla newsletter di VIVATTIVA!

Efficienza energetica, Innovazione, Mobilità sostenibile, Rinnovabili

Bonus 80% per colonnine di ricarica per auto elettriche acquistate nel 2022

A partire dal 19 ottobre e fino al 2 novembre 2023 è possibile chiedere un contributo dell’80% per colonnine di ricarica per auto elettriche acquistate nel 2022, se le spese sono state sostenute tra il 4 ottobre 2022 e il 31 dicembre 2022.

Per le installazioni effettuate nel 2023 il Ministero delle Imprese e del Made in Italy comunicherà i termini per l’apertura e la chiusura delle domande. Sono a disposizione circa 80 milioni di euro per il 2022 e il 2023.

Il contributo è pari all’80% del totale tra acquisto e posa in opera, nel limite massimo di 1500 euro a persona e 8000 euro in caso di parti comuni condominiali. Rientrano anche la spesa per i collegamenti elettrici e di progettazione.

Per il 2023 verrà concesso un bonus per le spese sostenute dal 1° gennaio 2023 al 31 dicembre 2023.

Se vuoi approfondire di più il tema delle auto elettriche puoi trovare numerosi testi sul sito di Feltrinelli: cliccando qui avrai una gift card da 5 euro in regalo con almeno 45 euro di acquisti.

Iscriviti alla newsletter di VIVATTIVA!

Architettura, Cambiamento climatico, Design, Efficienza energetica, Innovazione, Rinnovabili, sviluppo sostenibile

CER – Comunità di Energia Rinnovabile

Cittadini, attività commerciali e imprese, enti territoriali e autorità locali possono unirsi per produrre e condividere la propria energia elettrica da fonti pulite, formando una comunità energetica. Il GSE (Gestore dei Servizi Energetici) ha pubblicato una pagina di approfondimento sul tema, che si sintetizza in questo video.

Questo grazie all’entrata in vigore del decreto-legge 162/19 (articolo 42bis) e dei relativi provvedimenti attuativi, quali la delibera 318/2020/R/eel dell’ARERA  e il DM 16 settembre 2020 del MiSE.

Ai fini dell’accesso a tale servizio il GSE ha pubblicato le “Regole tecniche per l’accesso al servizio di valorizzazione e incentivazione dell’energia elettrica condivisa.

Una Comunità di energia rinnovabile è un soggetto giuridico:

1. che si basa sulla partecipazione aperta e volontaria (a condizione che, per le imprese private, la partecipazione alla comunità di energia rinnovabile non costituisca l’attività commerciale e/o industriale principale) ed è autonomo;

2. i cui azionisti o membri che esercitano potere di controllo sono persone fisiche, piccole e medie imprese (PMI), enti territoriali o autorità locali, ivi incluse, ai sensi dell’art. 31, comma 1 lettera b) del D.Lgs. 199/21, le amministrazioni comunali, gli enti di ricerca e formazione, gli enti religiosi, del terzo settore e di protezione ambientale nonché le amministrazioni locali contenute nell’elenco delle amministrazioni pubbliche divulgato dall’Istituto Nazionale di Statistica (di seguito anche: ISTAT) secondo quanto previsto all’articolo 1, comma 3, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, situati nel territorio degli stessi Comuni in cui sono ubicati gli impianti di produzione detenuti dalla Comunità di energia rinnovabile;

3. il cui obiettivo principale è fornire benefici ambientali, economici o sociali a livello di comunità ai propri azionisti o membri o alle aree locali in cui opera, piuttosto che profitti finanziari.

Fonte: GSE [www.gse.it]

E’ evidente quindi che le comunità energetiche sono un ottimo modo per ridurre la spesa in energia non rinnovabile aumentando l’utilizzo delle rinnovabili… condividendo energia che può essere prodotta da impianti di energia rinnovabile su cui si è investito. Le comunità energetiche non hanno però un intento speculativo, per cui non ci si possono aspettare guadagni enormi. Si ha però la consapevolezza di fare parte di un progetto grande e globale per la tutela dell’ambiente.

Possono fare parte di comunità energetiche non solo impianti fotovoltaici, ma anche altri impianti che producono energia da fonti rinnovabili.

Se sei interessato a scoprirne di più o vorresti aderire a una comunità energetica, inviami una mail a vivattiva@gmail.com.

Foto di torstensimon da Pixabay

Iscriviti alla newsletter di VIVATTIVA!

SOLO PER TE:

Cliccando qui in occasione del Back to School trovi una speciale selezione di LEGO in offerta a -25%! Sconti su una selezione di set a disponibilità immediata delle linee City, Friends, Duplo, Ninjago e Disney Princess adatti per tutte le età e passioni. Fino al 10 settembre 2023

Cambiamento climatico, Innovazione, Professione, Rinnovabili, sviluppo sostenibile

Clima che cambia e dissesto idrogeologico: le alluvioni non sono un caso

Estratto report IPCC, marzo 2023 Il diagramma mostra come i più giovani sperimenteranno sempre più spesso effetti devastanti dovuti all’aumento di temperatura del Pianeta

Solo quando ci troviamo davanti a situazioni estreme come le alluvioni iniziamo a pensare ai problemi da sempre presenti come i cambiamenti climatici o il dissesto idrogeologico. Sono temi caldi, di cui troppo poco si parla, e che tornano a galla solo quando si assiste a qualche disastro in Italia.

L’incapacità di politiche a lungo termine e visioni generose per il territorio, che non portano ritorno politico immediato, è di sicuro alla base di mancati interventi a livello di dissesto idrogeologico in più zone d’Italia. Il coinvolgimento di specialisti è spesso troppo limitato e la burocrazia frena l’attivazione di interventi che sarebbero urgenti e necessari.

Ma il fatto che il clima è cambiato è reale. E ancora molti non ci credono. Fenomeni meteo improvvisi e violenti diventeranno sempre più frequenti. L’ultimo report IPCC ci mostra che l’aumento di temperatura del pianeta si assesterà intorno ai + 1,5 gradi, e che le nuove generazioni sperimenteranno sempre più spesso fenomeni come quelli a cui stiamo assistendo in Emilia Romagna. E allora cosa vogliamo fare?

Sento dire al TG che “non si sa se i fondi per il PNRR – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza” si possono usare per aiutare l’emergenza in Emilia. Ma che senso ha questa incertezza? Che senso ha avere dei fondi e non poterli usare? Spero che le linee di indirizzo cambino. Quando si vuole, i fondi si trovano.

Ma poi, tra l’altro, i fondi per il dissesto idrogeologico ci sono e sono stanziati. Ma la politica è immobile, non si riesce a sbloccare la situazione e a usarli in modo adeguato questi fondi. O li usano per altro! Dove vengono usati i fondi, non si fa manutenzione. Per inerzia, pigrizia o superficialità.

E ora non si contano i danni.

La situazione deve cambiare, o sarà sempre peggio.

Devono cambiare sia la gestione dei fondi sia la manutenzione, sia l’approccio verso il clima. Riduzione drastica dell’utilizzo di combustibili fossili a breve e potenziamento della produzione di energia da rinnovabili. Assunzione di personale qualificato nei Comuni e negli Enti preposti al controllo delle emergenze e dei fondi. Visione politica a lungo termine e capacità di captare fondi e utilizzarli in modo saggio. Riduzione della burocrazia e snellimento dei processi di ingegnerizzazione del territorio, con valutazione ponderata dell’impatto ambientale in rapporto anche alla considerazione delle conseguenze negative che la non realizzazione di un’opera può comportare. Queste sono alcune delle cose su cui puntare.

Sono numerosi i volontari e gli enti che si stanno dando da fare per aiutare le popolazioni colpite dall’alluvione in Emilia Romagna. Chi volesse donare può farlo qui:

Giunta Regionale Emilia Romagna – Iban: IT69G0200802435000104428964

Causale: “ALLUVIONE EMILIA-ROMAGNA”. Per donare dall’estero, codice Bic SwiftUNCRITM1OM0

Il conto corrente è intestato all’Agenzia per la Sicurezza territoriale e la Protezione civile dell’Emilia-Romagna.

Ogni euro raccolto, l’utilizzo che ne verrà fatto, verranno resocontati pubblicamente, così come è stato fatto per precedenti raccolte fondi (ricostruzione post sisma, emergenza Covid, emergenza Ucraina).

Segnalo anche: Cosa fare in caso di alluvione – sito Protezione Civile Emilia Romagna

Iscriviti alla newsletter di VIVATTIVA!