La tecnologia X-LAM consiste in pannelli in legno multistrato (minimo tre) incrociati e incollati tra loro, disposti in modo tale che le fibre siano tra loro perpendicolari rispetto allo strato adiacente. Il termine inglese corrispondente all’X-LAM è CBT (Cross Laminated Timber). L’utilizzo di più strati di legno minimizza le dilatazioni dovute a umidità e temperatura e permette di sopportare carichi elevati e resistere alle sollecitazioni esterne e sismiche. La tecnologia X-LAM può essere utilizzata per pareti, solai e coperture, e grazie alla possibilità di creare pannelli di diverse dimensioni permette di costruire un edificio in poco tempo.
Il comportamento di un edificio in X-LAM è scatolare, ovvero esso si comporta come un insieme di diaframmi di piano e pareti collegati mediante elementi metallici, solitamente in acciaio. Il numero di strati e il loro spessore possono variare a seconda del tipo di pannello e del produttore.
Questa tecnologia è stata sperimentata per la prima volta negli anni ’90 dai mercati austriaco e tedesco; in Italia è stata utilizzata in modo ingente dopo il terremoto dell’Aquila del 2009.
I pannelli in X-LAM costituiscono la struttura portante di un edificio, ma questi devono poi a loro volta essere isolati in modo adeguato e protetti con membrane permeabili e barriere al vapore. Ricordiamo però che il legno ha di per sé ottime capacità isolanti, per cui utilizzare una struttura in legno garantisce già un notevole risparmio in termini di coibentazione.
Inoltre il legno è un materiale naturale, che garantisce un controllo del ciclo di vita dell’edificio ed una sua corretta gestione, oltre a permettere una notevole durabilità della costruzione.
Il legno più utilizzato per la produzione di X-LAM è quello di conifera, per esempio di abete rosso o di larice. Le tavole per la produzione di X-LAM vengono unite mediante giunti a pettine. La tecnologia X-LAM ha un’ottima resistenza al fuoco, data dalle intrinseche caratteristiche del legno.