Nata nel 1924, alla laurea in Architettura al Politecnico di Milano seguirà l’apprendistato con personalità eccellenti del suo tempo. Nomi illustri del calibro di Giò Ponti e Marco Zanuso daranno il via alla sua carriera.
Come Charlotte Perriand, Cini Boeri si destreggia tra il disegno industriale e l’architettura.
Se Charlotte era la protagonista del Movimento Moderno, Cini rappresenta la continuazione ed evoluzione del cosiddetto Stile Italiano.
Prima della forma e degli stilemi, c’è sempre l’idea e le sue idee erano innovative seppur condivise con altri esponenti del design di quegli anni.
Esposta al MoMA di New York, il divano Strips era pensato come una poltrona semplice per tutti, componibile tramite la sua modularità che permetteva quindi di adattarsi alle necessità del cliente.
Il divano Serpentone si poteva acquistare al metro e in questo caso è abbastanza lampante il richiamo a un’idea di Bruno Munari.
Egli aveva, infatti, realizzato una lampada realizzata in tessuto e la cui lunghezza poteva essere scelta dal cliente stesso: la lampada Falkland.
Totalmente personale è, invece, la Ghost Chair, tanto semplice quanto geniale era composta da una lastra di vetro curvata.
Curiosità: all’anagrafe il suo nome era Maria Cristina Mariani Damiano ma a seguito del suo breve matrimonio col neurologo Renato Boeri, scelse di tenere il cognome Boeri.
Tra i suoi figli va menzionato l’architetto Stefano Boeri, ideatore, tra gli altri suoi progetti, del “Bosco Verticale” a Milano.
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