Dire che la scuola ha una funzione educatrice non significa che questo è solo un luogo dove giovani generazioni in crescita devono apprendere nozioni in modo mnemonico e meccanico: è un luogo dove si impara a ragionare e a crearsi opinioni critiche, analizzando anche problemi di attualità. La cultura deve fornire gli elementi di base per la comprensione dei problemi di oggi e l’elaborazione di un pensiero autonomo, motivato e coerente.
Ecco perché è indispensabile dare spazio alle discussioni, al confronto, alla riflessione. Un tema che non sempre viene affrontato è l’educazione ambientale, che dovrebbe cominciare fin dalla scuola primaria. Fin da piccoli infatti i ragazzi devono prendere coscienza dell’ambiente in cui vivono, del loro posto nel mondo, in modo anche pratico, non solo teorico. Il Progetto “Il trenino della sostenibilità” che propongo da alcuni anni alle scuole medie inferiori del Lodigiano ha questo scopo: avvicinare gli studenti alle problematiche ambientali dal punto di vista teorico (mediante lezioni) e pratico (mediante laboratori).
Quanto tempo viene destinato nelle scuole ai progetti di educazione ambientale? Spesso troppo poco. Ma le nuove generazioni devono aver modo di riflettere sulle cause del cambiamento climatico, prendere atto che questo esiste e che va fermato … e capire cosa nel loro piccolo possono fare per rallentarlo. Credo sia importante trasmettere loro non solo nozioni scientifiche, ma anche una buona dose di responsabilità e di idealismo. Anche i piccoli possono contribuire a cambiare il mondo e a migliorarlo. Finché si delegano i compiti difficili agli altri o si assume un atteggiamento di indifferenza verso le problematiche di attualità, pensando che “tanto non mi riguarda”, “tanto non posso fare nulla”, “tanto non cambierà niente” … nulla cambierà. Quello che occorre cambiare è proprio l’inerzia, il menefreghismo, la deresponsabilizzazione dei singoli, degli studenti e degli adulti.